Ci ho creduto fino alla fine.
Ho scritto questo post in ritardo perché aspettavo un ritorno alla normalità.
Lo confesso, sono stata un’ingenua e una sprovveduta. Ero convinta che questa volta sarebbe davvero accaduto e saremmo veramente tornati a vivere un pizzico di normalità. Ma probabilmente sono stata troppo superficiale.
Il 17 ottobre è stato tolto l’obbligo delle mascherine all’esterno. Niente più distanziamento sociale e ritorno alla piena capienza dei locali e sui mezzi pubblici.
Il 20 ottobre è stata inaugurata la Riyadh Season con fuochi d’artificio e una parade che pare abbia coinvolto più 100.000 persone. La Riyadh Season è un insieme di eventi che ha come obiettivo quello di rilanciare l’attività economica e turistica di questo paese. Coinvolge tutta la città, che mostra il lato moderno di questo paese. Inaugurata nel 2019, lo scorso anno è stata cancellata a causa del covid. Questo festival prevede numerosi concerti arabi, sei concerti internazionali, exibition, show, parchi divertimento. Inoltre, numerosi ristoranti e caffè sono coinvolti. Si prevede l’arrivo di tantissime gente da tutta l’Arabia Saudita.
Il 19 ottobre, alla sera, arriva la notizia che il Ministero dell’Educazione ha deciso di posticipare l’inizio delle scuole in presenza per tutti i ragazzi e bambini al di sotto dei 12 anni.
Il 31 ottobre mio figlio Riccardo, di 11 anni, doveva finalmente entrare in campus e iniziare la sua avventura scolastica all’American school qui a Riyadh. Purtroppo non sarà possibile, nemmeno quest’anno. Purtroppo sarà costretto a restare dietro ad un video ancora per un tempo indeterminato.
La scuola a settembre era cominciata in presenza solo per quei ragazzi sopra i 12 anni che avevano ricevuto le due dosi di vaccino. Riccardo aveva dovuto accontentarsi di guardare la gioia di suo fratello che finalmente poteva entrare fisicamente a scuola. Lui da quel giorno aveva iniziato a sognare, “perché tanto tra poco ci sarò anch’io in quella scuola!”.
Dopo un intero anno di scuola a distanza mio figlio, come tutti noi, ci speravamo. Eravamo tutti pronti a festeggiare questo vero inizio di anno scolastico, mancava ormai pochissimo.
Ho visto il suo sguardo deluso, affranto, arrabbiato. I suoi occhi, da sorridenti, sono ripiombati nella tristezza nell’istante in cui ha saputo la notizia.
Da qualche giorno era riuscito a superare alcune problematiche legate alla scuola on-line, problemi di concentrazione, di vergogna di mostrare la faccia in un video, ansia di non essere capito e compreso perché dal vero è tutta un’altra storia!
I giorni precedenti aveva preso due bei voti nelle verifiche di scienze e matematica che gli avevano ridato la voglia di sedersi su quella seggiola davanti al suo ipad.
L’idea di andare finalmente in campus era la benzina per sopportare gli ultimi giorni di scuola a distanza prima di quel 31 ottobre.
E invece…
Tanti saluti a questo tanto atteso ritorno alla normalità.
Anche quest’anno, probabilmente, non riuscirà a varcare la soglia e entrare in quel meraviglioso campus. Di nuovo, forse, non potrà conoscere di persona i suoi teacher e alcuni dei suoi compagni di classe. Anche quest’anno scolastico è iniziato con una grande speranza nel cuore, ma si è rivelato una grande delusione.
Andare a scuola dovrebbe essere una cosa normale, e invece.
“Mamma, se non andrò a scuola quando riuscirò a mettere le mie Vans?”
Drusilla, Arabia Saudita